ho detto verità agli occhi buoni di mio padre,
che chiamava e diceva ho voglia di parlare,
andiamo all’altana e io piangevo per mezz’ora,
perché posso avere a soffrire dei miei sbagli ma tu no,
nessuno deve.
comprese e disse perché non prima
cosa temevi mai
tuo fratello rabbioso diceva quella scema,
che uno così ben vestito non s’era visto mai,
quella scema invece altrove se ne va,
mio padre dice racconta,
fatti giustizia non farti giudicare,
io piango al ristorante la cantina,
con gli operai che guardano e pensano a quella che piange,
l’avrà lasciata il cinquantenne,
io piango e mangio le patate e non m’importa
lui dice devi capirli i suoi sentimenti
del resto non importa che sarà mai,
io piango il vino rosso adesso,
piango la mia fragilità e la mia ferita,
piango per la paura di perdonare.
Archive for gennaio, 2009
ho smesso di mangiare, ho smesso di dormire,
per il resto tutto bene.
ho fatto pianti e pensieri e km a milioni,
un passo dopo l’altro,
un passo
dopo
l’altro.
ho fatto domande, ho avuto risposte,
e per questo ho gratitudine.
ho rinunciato a capire.
ho male ai graffi.
di me, (e) del resto,
non è rimasto niente.
2+2=5 aka Hail, to the Thief.
To put the world to rights?
I’ll stay home forever
Where two and two always makes five
I’ll lay down the tracks
Sandbag and hide
January has April’s showers
And two and two always makes five
It’s the devil’s way now
There is no way out
You can scream and you can shout
It is too late now
Because!
You have not been
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
You have not be-en
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
you have not been
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
You have no-t been
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
Payin’ attention
il male che mi hanno fatto stamani
non me l’aveva mai fatto nessuno.
dato di fatto.
in sotto choc.
tremito.
sono tornata a casa e una ad una ho fumato
le restanti sigarette.
mangiare non si può.
tornata ieri, subito riparto.
paura di me
adesso, qui.
al ritorno, si vedrà.
l’umana viltà non ha i confini.
ma uno bravo.
non d’amore no
ma dell’uomo nella scatola
lì si chiuse e lì morì
con succo di frutta e merendine
tengo un telefono e la testa tra le mani
e guardo la scatola sul pavimento
buona per lunghezza sì ma per larghezza ma ma ma
e ascolto il silenzio nostro
dico mi piace perché ti sento
lascio che muoiano parole per quel silenzio
giusto star male senza senso e scopo
trallallà
senza progettualità ohibò
senza futuro da immaginare
se solo credessi starei meglio
penso
ma sognare mi costa troppo.
un solo pensiero, bisogno, desiderio.
non ne avrò per molto.
è, tra l’altro, impossibilità di fare cose
tipo tornare, o meglio fino a turate,
poi cercavo chiavi nella cassetta,
di nuovo.
come farò a scaricare il pacco,
più grande e pesante che di me?
che ne sarà,
che ne sarà?
eppure è un posto che conosci.
…….
…..
…
avessi una parola la direi.
dormire a 10 gradi non mi renderà una persona migliore.
così, nel caso lo pensassi, perché lo penso, in fondo.
pochezza e inettitudine non li guarisce il freddo
o il caldo o il tiepido (tepore è la Parola del Giorno)
e persino se morissi resterei la stessa
ah ah ah.
e quel che ho addosso NonLoSo,
lo sperimento,
quest’Essere (in) Preda.
adesso solo vomiterei e/o fracasserei.
(E)
mi sfugge cosa.
sempre meglio sempre peggio
lascio frammenti di piatto a memoria
della mia piccineria bizzosa
col Vero Amore lo champagne rimane in frigo
mi dicono ma casa tua si riscalda con il fiato
ma fa un gran freddo senza riscaldamento e senza te (cit.)
non riesco a dirlo
cos’è cambiato
in fondo nulla dal due di giugno
in fondo nulla dal tre di giugno
ho il dolore più soave mai provato
che chiudo gli occhi e trattengo il fiato
e sento che mi attraversa
il tavolino ha chiuso le ali non vola più
ed era davvero venere
in quel silenzio allacciato
ma sapevamo già
scendiletto
Oh, e non mi ero capito stanotte a fare il bozzolo, ridevo, e nel sonno vegliavo.Tu avevi i capelli a posto e avevi fumato o stavi per fumare.Non mi importa più dei miei panni nel tiretto, vado direttamente alla valigia.E’ così che funziona.E la faccia seria che la sforzo ma niente.Poi trovo in testa un pensiero di te e sorrido per un quarto d’ora mentre aspetto che salga un caffè.Kimbo macinato fresco.Da solo ,la pioggia,proprio non riesco.Qualsiasi evento della natura è troppo ora.Ora che so che c’è più silenzio in un bosco che sott’acqua.Fremo e mi dispero felice.(Sempre meglio, sempre peggio.) b
Venere
Il Petrarca in treno cantava, presso Montecatini penso
e dal 1342 a oggi
aveva di diverso solo la mia voce
Ma.
Era Desiderio Insoddisfatto il suo,
au contraire pour moi.
Il giorno prima
la tua coccinella mi salvò da morte certa
e nel ritorno a piedi, ancora più della salita
ero certo d’essere felice
nessun affanno nessun dubbio,
solo, se lassù,nella quasi notte
fosse stella o pianeta,
poi
il cuore, un pazzo diamante di neve inaspettata.
Sul tronco cavo annunciavo a tutti una segreta primavera
a tutti, la mia futura sposa
toc!toc!toc!!!!
Ad ogni colpo, la felicità di un fru fru.
E a Lucca tra l’ombra e il sole
ho scoperto che la differenza la fai tu.
Di cosa ancora mi stupirò.
E cosa ancora mi stupisce
come il suono acuto del tuo : Boh!
Ho bisogno di te, lo vedi anche tu
come è inutile qualsiasi altro sforzo nella vita
che non sia starti vicino
la mia, la nostra
unica Cura.
b
in stato di forte angoscia
peraltro e per una volta motivata.
mai provata (malafede) e insopportabile (idem)
infatti il treno l’ho schivato
il che ricorda gipi che ho comprato
e 15 euro a pesatori che dice
fino a novembre è cacca cara mia.
e qualcuno che vuole conoscermi
perché fino a 12 anni ha portato i miei vestiti
e (dopo l’edificio 19 entrata e
dove sarei entrata benché non barellata)
all’orto botanico erano tutti morti
così ero sola e non spiccavo
ma ho smarrito un albero di grandi dimensioni
sotto il quale leggevo beckett e fui felice
o immaginai.
a dormire con gli amici
non si fanno i bambini
ma le abitudini sì
così se l’altro lato è vuoto
penso
la spora è in bagno
oppure già partita in giallorosso
poi capisco.
a mezzanotte ho dato un bacio sulla guancia
ho avuto coppetta di prosecco scadente
a mezzanotte e cinque dormivamo
poi ho vegliato come in parecchie notti
seduta a un tavolo mormoreggiante
tutti quei giorni uguali pieni di neve pieni di fumo
pieni di silenzi di carte di dolciumi di risate di pianti
perché il gatto fu sortito dal rifugio col tornado da casalinga disperata
perché la volpe red restò nel bosco
per l’espressione di un bambino chicco
ma non eri quella che non piangeva più?
rimane bello aver persona con cui attraversare galleria di treno
65 m che poi se arriva moriremo e non sta bene.
tante (tante) altre cose,
ma ci penso su.