smettere di fumare due volte in un mese, il più corto dell’anno.
Archive for febbraio, 2017
ci vuole un anno per uscire dalla frangia
e i commercianti scostanti mi perdono per sempre.
le genti che in bologna mi chiedono le piazze
le chiamate di lavoro mentre nuda in camerino
lo yomo ai pistacchi
la cucina che mi chiama per mangiare tutti assieme
tener rughe per troppi sorrisi
l’efficienza
la federa muji in jersey ed i calzini
il cappottino in lana cotta di via san paolino
il bollino cai duemiladiciassette
le prove, le quotidiane prove, che mi svelano,
io lunedì festeggio il capodanno.
il sorriso speciale che metto in montagna, ben più radioso, lassù,
stasera m’imbellisce, e nessuno a sconfessarmi.
non so dire né dirmi perché sento casa, lassù,
perché ho felicità che giusto un poco mi vergogna,
solitaria, in solitaria.
non potevo far di meglio, oggi, a ritemprarmi,
prima di sei giorni di lavoro, se non più,
di un lavoro bellissimo, se fatto con amore.
faccio le scelte e dico no, alla rivista itinerari&luoghi,
tanto non viaggio più, a quel posto il lunedì, che non fa presa,
al solito, che strazio, cancello blocco sblocco,
faccio le scelte di rinuncia perché tocca (domenica il nynthun),
ma mi contento, e posso biotriturare, e aspettare più luce.
mi piace quando piove, quanto piove, quando tuona, quanto tuona.
arrivare la mattina al lavoro, un’ora e mezzo prima per piacere,
tenerle a mente tutte, correre a cercar la legna, l’ombrello vola via,
d’un tratto si fa buio per la temporizzazione, l’odore di elicrisio,
risolvere problemi, mangiare biscottoni, uscir la sera, tardi.
c’è uno starbene che non avevo mai provato, uno starsola,
tranne la domenica, sul ghiaccio, rifiutando i ramponi,
panicare, superare. c’è una siepe da potare, in compagnia.
mi piace il gruppo di yang sheng,
aver portato una persona nella sala,
e dopo in bavaria, più o meno,
e mi piace quel che ho letto ierisera,
come un ceppo di legno restate fermi.