Archive for giugno, 2012

Elena Zero

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che sciocchina tutto il giorno la speranza nella tasca,

al ritorno poi suonava l’eddie veder.

sognarla ieri così asciutta e sottile in due tonalità di rosa

le dicevo sei bella ballerina d’opéra

poi distesa nel letto aveva ai piedi il gatto

e mi faceva felice, ne fingevo gelosia, è il mio gatto.

di lei ricordo profumo e consistenza delle guance.

oggi che m’appoggiavo a una cyclette e mi sentivo scanzonata e a casa mia,

come se fosse casa, ancora, marisa accenderebbe il fuoco e mi dice

fai gli esami per sapere, lo scorrere di lucciole al mio blando attaccamento

a questa vita, e cerco di spiegare.

otto luci scendevano un monte col buco e con la nebbia intorno,

stavo benino devo dirlo, poi inciampata con tessere sanitarie e cinque euro

finché stamani le ho strappate.

gli è sempre la solita storiella storielletta prima o poi la imparerò

par coeur, come direbbero i francesi, nel caso.

comunque tutto è bene, di questo non ho scritto,

perché non ne sapevo scrivere,

ho traboccato per giorni, tutta piena d’odorato e di pineta, con roberta

e piante gialle, flora apuana o che sia ligure o maremma,

ho scritto t’amo ma non c’era sabbia,

così l’ho scritto coi caratteri ma poi è arrivato al pentimento,

per la mia mente ben distesa,

al galleggiare dolce pallido assorto.

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Terapia

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ragazza triste come me ( ah, ah )

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beattitudine

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snork

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ben d’essere.

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niemandsrose

 

Ein Nichts
waren wir, sind wir, warden
wir bleiben, blühend:
die Nichts-, die
Niemandsrose.

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ho smesso di fumare (ieri) per riavere il gusto e l’odorato.

ci vuol tempo.

rubai ciliegie sopra il poggio, e poi la bella statuina al passaggio d’anglofoni

vestiti in cerimonia. surrealtà.

ho trapiantato nuovamente i pomodori, veloci, trovato due stecchi, due canne,

fil di ferro dolce da bonsai, un non cattivo lavoro.

seminato ipomea in tre vaschettiformi, poiché rampicherà.

a marina piace dash italia, ordunque ghigno, cattivella.

sogno inquieto, son nuda al seno, e un quiproquo, no no no, oddio che orrore.

infatti non gli piace che respiri, così mi chiude il finestrino, condizionato,

faccio il bimbo che guarda le cose oooh, faccio foto rapidissime,

mando mail negli androni, sì mi manchi e non lo posso dire.

e il plumbago ha una casa, e le fragole di bosco e la borragine, vaschette.

in somma una giornata buona, ma ho mal di denti, non son nemmeno scesa,

non ho detto una parola, solo bofonchi agli anglofoni che passeggiavano

mirando l’autoctona che invasa pomodori, e folklori.

impastato una focaccia che non ha niente a che vedere

ma pur si è fatta mangiare,

letto parecchio frodo per quanto non presente,

una pizza decente, domani firenze.

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mi alleno a non provare niente

denaturata ormai da un anno intero

innaturata da un mese a questa parte

alla de luca

nella liguria distendo la mente

di martedì appoggio batticuore e lacrimucce in mensola

son sudaticcia e ho ricomposto il numero

dopo guidando c’è più colore penso a roberta post immersione

per sinusite la maschera le si riempì di sangue

ma fu bello

io sento i miei condotti e porte d’ogni percezione spalancati

ma è passato,

ma è, passato.

ho sempre sbagliato, ad ogni gesto ad ogni slancio

che bello il pacco aesop,

penso il regalo più bello di quest’anno financo sorpassa la nikon,

clémentine da parigi ci ha aggiunto una nota,

i campioncini che provano dio, se ci fosse,

in fondo son tranquilla, remissiva, mi piego a dodici ore di lavoro,

ceno dove mio nonno faceva carta gialla e la mamma nasceva,

mi sogno ogni sorta ogni sorte d’amore, giovincelli o renato poggi

che ci strusciamo gli indici e mi dice baciarti, ma è troppo.

riparami riparami riparami riparami riparami

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portamivia

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sogno e son desta

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sic(k)

Gli animi più sensibili e sensuali sentono i morsi speciali della fame d’amore.

Allucinazioni. Sognate la tavola della vostra passione ardente coperta

di ogni genere di carni. “Antilopi con le loro corna, pavoni con le loro piume,

interi montoni cotti in vin dolce, cosciotti di cammella e di bufalo, ricci al garo,

cicale fritte, ghiri canditi” (Flaubert, Salambo). Gli spiriti puri, sublimati con

educazione vegetariana o vegana, incontrano angeli ed esseri eterei che hanno

preso distanza dalla pura materia. Si guardano allo specchio e un po’

si incantano. Musica: Joe Henderson, Mirror mirror.

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