Archive for dicembre, 2012

pb

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laboro ergo sum

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Giacomelli

il momento pìù bello è quando

per quanto piangente

inizia il racconto

su radiotre

non ricordata, ma quanto importante.

sorbire la storia nel parcheggio del leclerc

dove tutti girano e io vedo le facce

e nessuno vede me.

andrò a vederlo in trastevere

dovessi partire la mattina per rientrare a sera.

il momento più bello è raccogliere i panni caldi, dopo,

o vedere carnage, ma non tutto,

e il messaggio del topo,

e il silenzio,

è il momento più brutto,

che io non ho famiglia, a quanto pare,

nemmeno gli auguri su facebook, mi fa mio padre,

ci ha la rumena, il padre mio, e mio fratello ci ha i figli,

mentre che io ci ho un gatto che ha moltissime righe.

domani mi prono e mi sotto pongo,

sperando che sia l’ultima volta,

sperando di crepare, cristo santo, nel frattempo.

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mi dispiace di non dirmi più le cose

forse, pure, di glissare, tacere, evitare l’argomento, a pranzo,

soprassedere, avvertire le tensioni, domandarmi se per tutti è così,

e dirsi che probabilmente sì.

non che m’importi molto, è poco, o nulla, quant’è simpatico il gatto,

quanto ti voglio bene, gatto, quanto di te m’importa.

la conclusione di un anno intero, il peggio da gennaio a marzo

e poi agosto e settembre, non molto in quest’anno, lavoro e mare,

campagna, libri, portogallo.

un’ulteriore lontananza dalle cose e da persone.

una chiusura, sul finire, un ripararsi, smettere di leggere, di farsi leggere,

smettere di sapere, e di fumare.

telefonate che avrei potuto evitare.

molti treni e niente svizzera, poco, pochissimo, il fumato.

un malanno che m’ha cambiato visuale.

thom yorke con i capelli osceni, stessa medesima emozione dal 2001.

un patire il giudizio e la condanna altrui, l’indifferenza o la mancanza di cura

interesse attenzione, la cattiveria spiccia.

altre volte l’affetto, la stima, il pensiero, la parola che ci vuole, il complimento.

il cibo, lo zucchero, il nutrimento, la borsa d’acqua calda, sul finire,

l’asciugatrice a gettoni, le colleghe e i colleghi, il datore di lavoro,

le persone più o meno vicine sebbene lontane,

tutti gli alberi e tutti gli animali, coi pesci compresi,

la nikon, la lumix, la vivicam.

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e.t.

telefono

casa

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chronology

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[Rebecca Williams]

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mamma

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non so se son felice ma di certo son gioiosa

a sera dico birubirubiru tra me e me

col piede rompo il ghiaccio e col fratello

vivo di, vivo con, la radio radiotre.

quanto sto bene chiusa ho da tenerlo a mente.

quanto mi piace il libro treno di notte per lisbona.

(solo che, a volte, alle cinque e ventotto.)

quanto fa nuvole in viaggio, quanto sto bene con me.

per quanto senza amore,

con borsa d’acqua calda.

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Como beber dessa bebida amarga
Come bere questa bibita amara
Tragar a dor, engolir a labuta
Mandar giù il dolore, inghiottirlo a fatica
Mesmo calada a boca resta o peito
Anche se chiusa la bocca resta l’animo
Silêncio na cidade não se escuta
Il silenzio in città non si sente
De que me serve ser filho da santa
A che mi serve essere figlio di santa
Melhor seria ser filho da outra
Meglio sarebbe essere figlio di altra
Outra realidade menos morta
Un’altra realtà meno morta
Tanta mentira, tanta força bruta
Tanta menzogna, tanta forza bruta

Como é difícil acordar calado
Com’è difficile svegliarsi in silenzio
Se na calada da noite eu me dano
Se nel silenzio della notte io mi dispero
Quero lançar um grito desumano
Voglio lanciare un grido disumano
Que é uma maneira de ser escutado
Che è un modo per essere ascoltato
Esse silêncio todo me atordoa
Tutto questo silenzio mi stordisce
Atordoado eu permaneço atento
sebbene stordito io rimango attento
Na arquibancada pra a qualquer momento
Nella tribuna in un momento qualsiasi
Ver emergir o monstro da lagoa
Vedere emergere il mostro del lago

Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
Pai, afasta de mim esse cálice
Padre, allontana da me questo calice
De vinho tinto de sangue
Di vino rosso di sangue

De muito gorda a porca já não anda
la scrofa è così grassa che non cammina più
De muito usada a faca já não corta
Il coltello talmente usato che non taglia più
Como é difícil, pai, abrir a porta
Come è difficile, padre, aprire la porta
Essa palavra presa na garganta
Questa parola strozzata in gola
Esse pileque homérico no mundo
Questa sbornia omerica per il mondo
De que adianta ter boa vontade
A che mi serve avere buona volontà
Mesmo calado o peito resta a cuca
Anche se ammutolito l’animo resta la ragione
Dos bêbados do centro da cidade
Degli ubriachi nel centro della città

Talvez o mundo não seja pequeno
Forse il mondo non sarebbe piccolo
Nem seja a vida um fato consumado
E la vita non sarebbe un fatto compiuto
Quero inventar o meu próprio pecado
Voglio inventare il mio proprio peccato
Quero morrer do meu próprio veneno
Voglio morire del mio proprio veleno
Quero perder de vez tua cabeça
Voglio perdere per sempre la tua testa
Minha cabeça perder teu juízo
La mia testa perdere il tuo giudizio
Quero cheirar fumaça de óleo diesel
Voglio annusare lo scarico del diesel
Me embriagar até que alguém me esqueça.
Ubriacarmi finchè qualcuno non mi dimentichi.

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rompere il ghiaccio

rompere il ghiaccio

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la mia pace

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foto

 

[hannah modigh]

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