Archive for non sa/non risponde
mostra mercato di fiori, due volte a teatro, una dozzina o più a cena fuori,
una volta al mare con l’acquina diaccina, il tagliando, la revisione,
il cambio gomme inverno-estate, l’estetista, una nuova dottoressa,
visita posturale e susseguenti mesi due con la personal trainer
per un costo cui non voglio pensare, le prime due volte in palestra dunque
pure con la faccia mia poco convinta. iscritta ad un concorso (di lavoro).
tutto questo nelle ultime due tre settimane, far più cose che negli ultimi anni.
fino alle analisi del sangue bruttarelle, fino ad un primario visto per miracolo,
che dice anestesia spinale ma stordita, non ci voglio pensare,
per una delle operazioni peggiori a immaginare,
compilare proposta di intervento chirurgico
leggere week surgery e quindi quanto mi terranno
non ci vorrei pensare, tutto questo entro un mese,
e i cccp a bologna? rivenderò i biglietti?
e quanto tremebondo sarà mai, ma non ho scelta.
morirò? oppure resterò paralizzata, o incapace di badare a me,
e tutto quel che di treme(bo)ndo io posso immaginare.
a distrazione, e per ovviare alla disperazione,
dopo 13 anni acquistare un altro Iphone (mini e blu).
quasi non c’è peggio disgrazia di stare male nella vita che si ha.
ieri sera a folleggiare, solo che non ho l’età, nemmeno il ruolo,
stasera, avrei voluto mi invitassero, di nuovo, e invece sono qua.
non va poi troppo male, conoscere decine di persone,
domani che si apre e chissà poi come andrà,
se guardo fuori c’è neve illuminata, il terzo giorno che non torno,
mi mancano gli affetti, pochi pochi, alla fin fine sono sola pure giù.
se poi leggo l’oroscopo che turba, due tre settimane poco buone dice,
e io che adesso mi faccio li pensieri, su ‘sta cosa.
certo ho più vita nei sogni intensi nottetempo.
23 giorni che lavoro.
prima era peggio, no?
domani ho un orrendo vestitino da indossare, cintura e poi foulard.
la solita piccolissima me.
da domani, che è tra nove minuti,
io smetto le pastiglie, dopo una settimana appena,
ma non è cosa, che tanto valeva, allora,
continuare con quello di prima,
che ho smesso, tra nove minuti,
da un mese intero, chapeau, ragazza mia,
pat pat sulla spalla.
intanto che in mexico city leclerc la mette al muro.
avrò l’effetto rebound, presumo, con tutto questo smettere,
che è il terzo, in un mese,
ma questo vuol dire, presumo, che è l’ora di iniziare,
che cosa, io proprio non so,
ma intanto smetto, perché son troppo acciocchita,
sbadiglio nella doccia, e non mi piace,
né quel senso di sazietà, inadeguata,
mentre felicità non pervenuta,
tantomeno l’aumento maniacale di attività,
fisica e non, semmai della pancetta,
e, non, mi, piace.
ordunque accetto quello che verrà,
l’umor nero il pianto il nervosismo,
venite, sono pronta, e stanca,
di gocce o pastigliette o psicocose,
sono stanca.
io mi domando il perché di tutta questa tristezza.
io devo fare l’arresa, e contattare il mio dottore,
e chiedere di uscirne, con una qualche medicina,
che pare esista, che io rifiuto per principio,
ma – non si può tirare innanzi così,
da troppo tempo è troppo e stroppia,
tutta questa tristezza.
io, meno di una settimana fa era giovedì scorso,
e mi dannavo in pisa, aspettando un’amica
per il cinema d’essai e la cena mediorientale
uh, che bel programma, ma che ghiottissimo programma,
e invece mi dannavo, entravo in via paoli e
nemmeno
riuscivo
a comperarmi bottiglietta d’acqua in un distributore
e,
con gli spiccioli che uscivano e la tipa ah ma non funziona
e,
io, che non funziono, fingevo sordità e mutismo allontanandomi
intrusa, intrusa, intrisa perché io, faccio di questi giochi
di, parole, non che il senso venga, in verità,
io, che ho studiato&studiato&studiato
per poi scrivere così? così, parrebbe.
nemmeno una settimana fa era giovedì scorso
e prima di recarmi in pisa avevo io inviato curriculum curricula
così, e quando in pisa un tipo chiama e dice lunedì colloquio
e poi richiama e dice venerdì, domani,
e venerdì al grandhotel io facevo il colloquio
fingendo non tristezza nascondendola
e lunedì mi si diceva piaciuta
come percorso e come persona
come percorso, e come persona,
e io dicevo grazie, e quella cifra non l’avevo mai sentita,
e io dicevo sì, per quella cifra.
oggi dopo cinquantaquattro chilometri ho visitato il posto
ho pranzato fuori fingendo competenza e non tristezza
poi verso casa reprimendo piangina
per lo allontanarsi (ho studiato) per mesi cinque o giù di lì
shining scansati proprio cinque mesi o giù di lì
forse pure senza connessione o giù di lì
e metri di neve che sta’ sicura cadranno si sa
ma i soldi sono soldi e per i soldi devo o posso farcela?
a circa 1500 metri e sta’ sicura che metri di neve
che col cazzo te ne scendi da lassù oh cara mia
per cinque mesi o giù di lì.
che ancora tocchi annacquare:
limoni e lantane, l’opuntia di capraia
plumbago e impatiens
il sedum telephium l’aloe dell’ikea
un paio di cactacee
c’est tout perché tout io ho ormai fatto morire
non sono più quella che cura le piante
non sono più quella che fa foto ogni giorno
a-me-m’ha rovinato la nikon 7000
la nikon m’ha spento la poesia
a calaviolina (intervallo) il ragazzetto al controllo qr
due volte m’ha detto ma tu hai ancora un iphone 4
mi domando che ne sappia, il ragazzetto, dell’iphone 4
ma certo era già nato
e invece non muore l’iphone(4)
che un po’ come la nonna perfidia
diceva mia madre tutti ci sotterra
la suocera stronza
che, a dirla tutto, in effetti,
dopo mia madre, se n’è andata, in effetti.
a cisanello ospedale nel box accettazione
la tipa ha un cartello attaccato
frasetta motivazionale?
c’è poco da schernire,
la frasetta dice a me,
il buddha, dice a me:
perdona gli altri,
non perché essi meritano il perdono,
ma perché tu meriti la pace.
e a volte gli altri sono io.
oggi (15:19) seconda parte dello smettere.
sesto giorno in/tra sintomi pseudoinfluenzali
piloerezione e sudare t a n t i s s i m o
testa insomma, stomaco non proprio felice,
irritabilità che (mi) dicono potrebbe degenerare in
a g g r e s s i v i t à i r r a z i o n a l e
ahah, qualcosa mi fa ridere
forse, la me montata a rovescio
che, invece, si fa quieta, diminuisce le bestemmie,
ringhia meno alla guida,
ma più di tutto che dirada la nebbia nel cervello.
la spora invece con voce che trema davanti alle persone
accusami di potermelo permettere, di piangere e sudare,
in percentuali (davvero) vorrebbe misurare i nostri starmale,
la spora non accetta che io smetta – di essere compagna di.
se dico io sto male io non ne potevo più
proprio non muovo a comprensione (anzi)
quello che dovrebbe essere un cazzo di mio migliore amico.
al sesto giorno io invasetto l’acacia che ho castagno da smielare
i cinghiali nottetempo han più volte devastato l’uliveto
ieri da grande volevo fare l’insetto antagonista delle cimici
oggi restituirò il veleno che è arrivato
da non usare in luoghi frequentati da felini (sic) (sic!)
perché sono quel tipo di persona, che poi non se la sente
di sterminare altri insettini che nulla mi hanno fatto.
e dall’alta toscana
questo è tutto.