Archive for non sa/non risponde

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mostra mercato di fiori, due volte a teatro, una dozzina o più a cena fuori,

una volta al mare con l’acquina diaccina, il tagliando, la revisione,

il cambio gomme inverno-estate, l’estetista, una nuova dottoressa,

visita posturale e susseguenti mesi due con la personal trainer

per un costo cui non voglio pensare, le prime due volte in palestra dunque

pure con la faccia mia poco convinta. iscritta ad un concorso (di lavoro).

tutto questo nelle ultime due tre settimane, far più cose che negli ultimi anni.

fino alle analisi del sangue bruttarelle, fino ad un primario visto per miracolo,

che dice anestesia spinale ma stordita, non ci voglio pensare,

per una delle operazioni peggiori a immaginare,

compilare proposta di intervento chirurgico

leggere week surgery e quindi quanto mi terranno

non ci vorrei pensare, tutto questo entro un mese,

e i cccp a bologna? rivenderò i biglietti?

e quanto tremebondo sarà mai, ma non ho scelta.

morirò? oppure resterò paralizzata, o incapace di badare a me,

e tutto quel che di treme(bo)ndo io posso immaginare.

a distrazione, e per ovviare alla disperazione,

dopo 13 anni acquistare un altro Iphone (mini e blu).

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19 febbraio 2024

oggi è morto il mio pappà.

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uno spesso malumore.

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domenica

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sopravvivere, qui

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inizia così male che per assurdo potrebbe essere un buon anno.

(e buon anno sia, ragazza.)

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abitare, qui.

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quasi non c’è peggio disgrazia di stare male nella vita che si ha.

ieri sera a folleggiare, solo che non ho l’età, nemmeno il ruolo,

stasera, avrei voluto mi invitassero, di nuovo, e invece sono qua.

non va poi troppo male, conoscere decine di persone,

domani che si apre e chissà poi come andrà,

se guardo fuori c’è neve illuminata, il terzo giorno che non torno,

mi mancano gli affetti, pochi pochi, alla fin fine sono sola pure giù.

se poi leggo l’oroscopo che turba, due tre settimane poco buone dice,

e io che adesso mi faccio li pensieri, su ‘sta cosa.

certo ho più vita nei sogni intensi nottetempo.

23 giorni che lavoro.

prima era peggio, no?

domani ho un orrendo vestitino da indossare, cintura e poi foulard.

la solita piccolissima me.

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lavorare, qui.

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tristezza per favore vai via

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da domani, che è tra nove minuti,

io smetto le pastiglie, dopo una settimana appena,

ma non è cosa, che tanto valeva, allora,

continuare con quello di prima,

che ho smesso, tra nove minuti,

da un mese intero, chapeau, ragazza mia,

pat pat sulla spalla.

intanto che in mexico city leclerc la mette al muro.

avrò l’effetto rebound, presumo, con tutto questo smettere,

che è il terzo, in un mese,

ma questo vuol dire, presumo, che è l’ora di iniziare,

che cosa, io proprio non so,

ma intanto smetto, perché son troppo acciocchita,

sbadiglio nella doccia, e non mi piace,

né quel senso di sazietà, inadeguata,

mentre felicità non pervenuta,

tantomeno l’aumento maniacale di attività,

fisica e non, semmai della pancetta,

e, non, mi, piace.

ordunque accetto quello che verrà,

l’umor nero il pianto il nervosismo,

venite, sono pronta, e stanca,

di gocce o pastigliette o psicocose,

sono stanca.

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del discrimine

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io mi domando il perché di tutta questa tristezza.

io devo fare l’arresa, e contattare il mio dottore,

e chiedere di uscirne, con una qualche medicina,

che pare esista, che io rifiuto per principio,

ma – non si può tirare innanzi così,

da troppo tempo è troppo e stroppia,

tutta questa tristezza.

io, meno di una settimana fa era giovedì scorso,

e mi dannavo in pisa, aspettando un’amica

per il cinema d’essai e la cena mediorientale

uh, che bel programma, ma che ghiottissimo programma,

e invece mi dannavo, entravo in via paoli e

nemmeno

riuscivo

a comperarmi bottiglietta d’acqua in un distributore

e,

con gli spiccioli che uscivano e la tipa ah ma non funziona

e,

io, che non funziono, fingevo sordità e mutismo allontanandomi

intrusa, intrusa, intrisa perché io, faccio di questi giochi

di, parole, non che il senso venga, in verità,

io, che ho studiato&studiato&studiato

per poi scrivere così? così, parrebbe.

nemmeno una settimana fa era giovedì scorso

e prima di recarmi in pisa avevo io inviato curriculum curricula

così, e quando in pisa un tipo chiama e dice lunedì colloquio

e poi richiama e dice venerdì, domani,

e venerdì al grandhotel io facevo il colloquio

fingendo non tristezza nascondendola

e lunedì mi si diceva piaciuta

come percorso e come persona

come percorso, e come persona,

e io dicevo grazie, e quella cifra non l’avevo mai sentita,

e io dicevo sì, per quella cifra.

oggi dopo cinquantaquattro chilometri ho visitato il posto

ho pranzato fuori fingendo competenza e non tristezza

poi verso casa reprimendo piangina

per lo allontanarsi (ho studiato) per mesi cinque o giù di lì

shining scansati proprio cinque mesi o giù di lì

forse pure senza connessione o giù di lì

e metri di neve che sta’ sicura cadranno si sa

ma i soldi sono soldi e per i soldi devo o posso farcela?

a circa 1500 metri e sta’ sicura che metri di neve

che col cazzo te ne scendi da lassù oh cara mia

per cinque mesi o giù di lì.

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che ancora tocchi annacquare:

limoni e lantane, l’opuntia di capraia

plumbago e impatiens

il sedum telephium l’aloe dell’ikea

un paio di cactacee

c’est tout perché tout io ho ormai fatto morire

non sono più quella che cura le piante

non sono più quella che fa foto ogni giorno

a-me-m’ha rovinato la nikon 7000

la nikon m’ha spento la poesia

a calaviolina (intervallo) il ragazzetto al controllo qr

due volte m’ha detto ma tu hai ancora un iphone 4

mi domando che ne sappia, il ragazzetto, dell’iphone 4

ma certo era già nato

e invece non muore l’iphone(4)

che un po’ come la nonna perfidia

diceva mia madre tutti ci sotterra

la suocera stronza

che, a dirla tutto, in effetti,

dopo mia madre, se n’è andata, in effetti.

a cisanello ospedale nel box accettazione

la tipa ha un cartello attaccato

frasetta motivazionale?

c’è poco da schernire,

la frasetta dice a me,

il buddha, dice a me:

perdona gli altri,

non perché essi meritano il perdono,

ma perché tu meriti la pace.

e a volte gli altri sono io.

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the horrible ordeal of stopping smoking

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oggi (15:19) seconda parte dello smettere.

sesto giorno in/tra sintomi pseudoinfluenzali

piloerezione e sudare t a n t i s s i m o

testa insomma, stomaco non proprio felice,

irritabilità che (mi) dicono potrebbe degenerare in

a g g r e s s i v i t à i r r a z i o n a l e

ahah, qualcosa mi fa ridere

forse, la me montata a rovescio

che, invece, si fa quieta, diminuisce le bestemmie,

ringhia meno alla guida,

ma più di tutto che dirada la nebbia nel cervello.

la spora invece con voce che trema davanti alle persone

accusami di potermelo permettere, di piangere e sudare,

in percentuali (davvero) vorrebbe misurare i nostri starmale,

la spora non accetta che io smetta – di essere compagna di.

se dico io sto male io non ne potevo più

proprio non muovo a comprensione (anzi)

quello che dovrebbe essere un cazzo di mio migliore amico.

al sesto giorno io invasetto l’acacia che ho castagno da smielare

i cinghiali nottetempo han più volte devastato l’uliveto

ieri da grande volevo fare l’insetto antagonista delle cimici

oggi restituirò il veleno che è arrivato

da non usare in luoghi frequentati da felini (sic) (sic!)

perché sono quel tipo di persona, che poi non se la sente

di sterminare altri insettini che nulla mi hanno fatto.

e dall’alta toscana

questo è tutto.

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48 ore,

ed un minuto.

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