Archive for gennaio, 2012

KO

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così ho un problema
e non ne parlo con nessuno
anzi anzi ne parlai
con qualcuno non coinvolto.
solitudine mi è questa cosa qui,
donna di picche con fante di denari
spiagnetto sullo schermo
solitario
mi spauro
che farò
ma non oso
non si può

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ecco, le cose, buttare le, non sapevo che fosse tutto da buttare.

lo faccio poco a poco in cernita, lo sto facendo, clap clap.

e la sopportazione, ridere del chirurgo poco empatico,

far finta che far finta che far finta che

mi sento i nervi nei polsi, ma faccio finta che,

lo scollamento necessario, clap clap.

non fumo da venerdìtredici, clap clap.

se poi alla fine uscire ed annoiarsi, persino col buon jazz,

desiderare casa, spendere dodici e cinquanta, come arrivare al dieci.

portare le monete a vendere preventivare vendita monete

e di giacchetti scicchettosi

prodotti dal demente che mi esaminò, – coglione ! -,

lacrime in tasca nei supermercati fame negli occhi e pochi soldi,

però alla fine ho comperato il parmigiano, tre e cinquantadue, n’è valsa pena.

o, impastare per prodursi in due pizze due schiacce e tre panini grandi,

trovare acciughe non scadute e capperi di pantelleria e pomodoro

e, nel finale, mangiarsi qualcosa di buono, e non artefatta commozione.

e,

e,

e,

avere un pensiero che non dico.

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ho sognato un uomo che, per trattenermi,

mi versava nella bocca bustine di zucchero.

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ursus p

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awake at 5 am.

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ero, era.

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lo dico solo a me,
ma questo, è.

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questa ero io?

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voglio molto bene alla gneppetta che m’aspetta su al parcheggio

gneppetta frrrfrrrfrante tu sei una cosa che s’assomiglia a casa.

ho un (sic) problema nel buttar via le cose lo ammetto

certificati d’assicurazione di una macchina che non esiste più

vitamine scadute ma regalate da mammà

libretto sanitario, di mammà,

a che pro? a che pro? due terzi della casa da buttare

trattenere mica fa ritornare

e,

piangere di paura non mi salverà,

piangere mentre faccio il solitario tre di fiori quattro cuori

mentre guardo la serie tv

e invece ieri ridere con ingredienti gatto e coso verde

stamani alzarmi nervosetta e poi gioire nel lavoro in duemila scalini

ecco vado in bagno a saltellare per la felicità

e poi vi faccio il thè e due cappuccini

piangere non mi salverà non buttare non farà tornare niente

ho un problema, lo ammetto, mi piglia lo sgomento e le dispense del ferragina

non mi servono, lo so, l’introduzione a dante di padoan,

scontrini conad esselunga leclerc

decine di tappi coppa oro se pure non ho vinto niente

domani ho l’ospedale dove sono nata e martedì il lavoro

mercoledì la tac e giovedì si bissa

ho la gneppetta sulle gambe felicità di foto

ho messo in vendita il paltò, che tanto viene primavera.

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Sabato

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mangio signori biscotti mangio biscotti grondona

li annacquo sfrignettando

e penso che il mare non lo devo comprare

ho male dove cominciano le ali ho una signora tonsillite

ho speso poco nel tagliando ho un poco freddo e maltrattato l’impiegato

che non m’ha fatto niente e chiesto scusa

non, sono uscita con samir perché m’ha detto tu mi piaci

non, condivido nemmeno un panino ma dico non ne facciamo niente

sto meglio sola e strana e senza gli aiutini i contentini

ho, a schifo i venerdì di tutti i mondi

ho, i buchi nella banca e non importa

chi si poteva offrire d’aiutare non l’ha fatto e allora mi son gocciati gli occhi

ho, sperato di trovare un altro cane vicino alla piscina

ed il vecchietto che mi spiega com’è morto il gatto morto

e, stanotte ho sognato la mamma ed il papà

ho, dormito abbarbicata al mio kaloo che non si muove nottetempo

ho, parecchia parecchina mia voglia di non vivere, o così,

ho, versato il brodo sulle mani mangiato i fusi cucinato il buon purè

vorrei, qualcuno mi dicesse che.

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la mia banca è differente

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define: togliere la spina.

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spero tanto

di morire

molto presto

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dolorare pallido e assorto

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due

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perché scadesti prima tu degli yakult,

perché rimane la mia (sua) canottiera, ancora, e la pensione palla (forse),

perché musicassetta doppia di battisti,

ho preso in braccio il cane spicchio (titto) e le sue zecche

e le ginocchia a terra, ma per riaprire l’acqua,

e se mi fidanzassi, un giorno,

l’anestesista mi anestetizzerà, ed il rianimatore e così via,

guidare millimetrica e slittare, ecco che il ghiaccio a wörgl,

ecco mario mi dice non frenare,

e quel locale tutto rosso, e lei che si piegava

con jeans parecchio dentro un brutto culo,

e lui che mi chiedeva è il tuo ragazzo, come si allontanava,

e c’era la colonna sonora di pulp fiction, sta scritto in un biglietto (ancora)

il ricciolino baccaglione mi dette un’ora sbagliata che io riferii

così perdemmo libera in kitzbühel e tu calciasti neve ma non me,

e forse nel bar rosso mi dicesti capisco quanto t’amo, adesso.

perché, adesso.

finisce questo mese d’ospedale, domani andiamo lì stasera è a casa

uno-due perché sei morto e una casa avevi tu.

safran foer mi suona, mi arpeggia e mi stintigna,

io tengo gli occhi chiusi ancora finché mi dice napoli l’hai più sentito

mi dice gambine sode e penso che ho parti molli invece

ottime dunque da perforare si suppone, ottime da stampiglio sento niente,

mi telefona mi dice quando vieni parti ora (sempre)

se dico che sto male mi dice ah se sei cambiata e migliorata

mi manda la buonanotte perché gli ho offerto sedia ad un kebab.

forse non sento niente più, se prendo a pugni i panni e il gatto non capisce

se dico a me nessuno m’ama dal 2003

mi dico ci ho un’ascesso d’autostima

dice che ha detto infingardo ai suoi colleghi e non credevano esistesse

mi dice adesso chiedono parole nuove, ancora,

quel cane già m’amava ieri, io non respiro più come si deve,

col suo regalo da natale a epifania

è stato il mio primo pensiero la molla che buttava giù dal letto

adesso si finisce e penso parto e rischio le prigioni

vivere con l’aiutino o fare senza

fare molti solitari sull’iphone drogarsi a solitari sull’iphone

se perdo il sangue non importa e neanche il soldo

importan l’animale e l’albero

importano la maschera e il boccaglio.

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