Archive for hortus conclusus

come a saperlo che era un uomo

l’uomo degli a4 orizzontali

ordunque s’amano ancora

o almeno, ancora, l’ama,

e questo trovo molto bello,

finché la clio non si spenge,

finché non scatto la foto.

quel che sinossi poi direbbe

è che io stavo sola nel giorno del mio compleanno

come che a vigilia di natale

come che a capodanno.

c’è stato poi del buio, this is the complete darkness

come che io amo dire,

ed egli viene mosso nella foto,

e prima addormentarsi io non riesco il fantastico,

poiché non sta in piedi, non regge, ordunque frana.

ma quanta non continenza, ma quanto ridacchio e mi piego,

per nulla, di nulla, ma quanto io riesca a esistere seppur lavorando,

poiché lavorando, poiché mi prendono in giro,

poiché pretendo la saturazione,

poiché c’è cacca per terra e poi dentro un cestino,

poiché poi fanno cacca nel cestino, poiché dovrò pulire,

ma tornando ne ridiamo così tanto,

poiché io esisto poiché lavoro, per le colleghe e un collega,

e ricevo mance italiane, persino,

poiché empatizzo, e lavorando esisto.

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senza dir loro io qui aspettavo una cosa non è arrivata mai

mentre coi ditini guardano le foto di assalvatore e dicono sì

io non lo so se lo so fare

io penso, tu pensa,

ma la strada la ricordo, e quanto d’altro,

le porterei, ma senza il bus, e le stradine il molo e poi partire

e in quel paese il duomo e l’altro con le ville

mi dicono dai ma non lo so se lo so fare.

io penso, tu pensa, che chi voleva vedermi aveva a vedermi,

che adesso riprendo a lavorare e non ho tempo più,

se non per mare e pesci erbi di campo piante di fico

adesso si comincia io lo so

verranno i crochi ma non avranno gli occhi

e poi le primule e le viole,

io lo so come si fa, le margherite e le veroniche

la forsizia e tutti i pop-corn

fino ai papaveri e alla cicoria selvatica,

che sarà in giugno.

io penso, tu pensa, nottetempo che non desidero più fisicamente

che manco di lucetta di standby

ma la mattina dopo, ma la mattina dopo.

dirò poi che gli ultimi due mesi felici, se lo sapessi dire,

ho dato il voto a gennaio e poi a febbraio,

penso che adesso ho la chiave

non amo nessuno che mi ami, tu pensa,

ma sono felice, se così si può dire, ascolto un amore di swann

pratico yoga partecipo a corsi di potatura olivo riceverò attestato,

io penso, tu pensa, che arrivata lassù non riconosco le strade,

quanto tempo, ma poi bruco, poi mi cade la testa, e ciaspolo in salita,

e mi ricordo di altri anni e di altra neve, e del dolore più grande visto mai.

nel campo vicino la casa hanno aperto i cancelli e costruiranno

e ci saranno gru e c’è il mio sasso io l’ho gettato gli anni fa

se non ci fosse neve potrei trovarlo e riconoscere e poi riprendere con me

i sassi non hanno colpa, i sassi, io penso.

la chiave è il libro di dm, che vuol dire era dentro, era dentro di me,

non dico mai più, di quei giorni, che infatti, succede,

ma dico, quasi stento, ad ammettere che. dico spreco

e guardo grey’s anatomy da 1×01, scaricare lentamente, ma con gusto,

e poi la munro, e poi il lavoro ha da iniziare, per quanto improbabile pare

e pure poco appetibile, come vivere con, come essere di, fammi cambiare idea.

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alla ricerca del primo croco mi perdo per la mulattiera

traverso tronchi e fiumiciattoli e frane e ho spine conficcate

infine inciampo col piede incastrato in un tronco

ma intanto rido e poi lo troverò, sulla via del ritorno, sebbene singolo,

no anzi, son due.

mentre eviscero e dilisco dozzine di pesci,

affetto i porri per la minestra di avena,

ascolto radiotre e mi nutro di munro,

in pizzeria la tipa mi fissa

per poi dirmi mi ricordi una persona

e so già cosa dirà, e son felice di avere qualcosa di te, nel viso e la voce.

poi la gioia di trovarsi in corniglia.

poi la noia del locale col jazz.

poi la gioia della casa e della colazione,

adesso tre cucchiai di yogurt e dieci nocciole tostate,

da sgusciare e da passare nel mortaio,

poi la serie tv, 15 kg di arance, e c’è la neve che arriva.

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ho appena visto meraviglia
di fogline verdi e nuove
la sera mi scrivi dei germogli
e mi fa bene
ceropegia che ha viaggiato in frecciarossa
all'uscita dallo yoga ci son stelle, dopodiché ha piovuto
stanotte ho sognato il gatto arturo, nuovamente.

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l'amore è come l'ellera.

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