che sciocchina tutto il giorno la speranza nella tasca,
al ritorno poi suonava l’eddie veder.
sognarla ieri così asciutta e sottile in due tonalità di rosa
le dicevo sei bella ballerina d’opéra
poi distesa nel letto aveva ai piedi il gatto
e mi faceva felice, ne fingevo gelosia, è il mio gatto.
di lei ricordo profumo e consistenza delle guance.
oggi che m’appoggiavo a una cyclette e mi sentivo scanzonata e a casa mia,
come se fosse casa, ancora, marisa accenderebbe il fuoco e mi dice
fai gli esami per sapere, lo scorrere di lucciole al mio blando attaccamento
a questa vita, e cerco di spiegare.
otto luci scendevano un monte col buco e con la nebbia intorno,
stavo benino devo dirlo, poi inciampata con tessere sanitarie e cinque euro
finché stamani le ho strappate.
gli è sempre la solita storiella storielletta prima o poi la imparerò
par coeur, come direbbero i francesi, nel caso.
comunque tutto è bene, di questo non ho scritto,
perché non ne sapevo scrivere,
ho traboccato per giorni, tutta piena d’odorato e di pineta, con roberta
e piante gialle, flora apuana o che sia ligure o maremma,
ho scritto t’amo ma non c’era sabbia,
così l’ho scritto coi caratteri ma poi è arrivato al pentimento,
per la mia mente ben distesa,
al galleggiare dolce pallido assorto.
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